Il termine “coaching” viene utilizzato in diversi contesti e, a seconda di chi chiedi, assume significati altrettanto diversi. Nell’immaginario comune il “coach” è una figura fondamentale in ambito sportivo, in quanto lavora a stretto contatto con gli atleti e li aiuta a raggiungere risultati sempre migliori.
Così come nello sport, questa figura esiste anche in ambito professionale. Ormai va di moda farsi chiamare “coach” e soprattutto sui social media è un fiorire di life coach, business coach, leadership coach, eccetera. Tutto ciò è possibile vista la mancanza di normative, a differenza di quanto accade per altre professioni come per esempio lo psicologo o l’avvocato.
Praticamente chiunque può svegliarsi la mattina e farsi chiamare “coach” di qualcosa.
Ma esattamente che cosa fa un coach? E come si fanno a riconoscere quelli seri dai ciarlatani?
Definizione di Coaching secondo ICF
L’International Coaching Federation (ICF), la più grande associazione di coach e professionisti al mondo, definisce il coaching come segue:
Il Coaching è una partnership con i clienti che, attraverso un processo creativo, stimola la riflessione, ispirandoli a massimizzare il proprio potenziale personale e professionale
Secondo ICF, il coaching è quindi una partnership tra cliente e coach. Il cliente è visto come una persona competente e piena di potenziale e, attraverso un processo creativo, il coach facilita il raggiungimento degli obiettivi prestabiliti (dal cliente, detto anche coachee).
A differenza di altre professioni, il coach non offre soluzioni predefinite o dettate dall’esperienza: una sessione di coaching non prevede infatti alcuna attività di formazione o insegnamento.
Perché il coaching è importante?
Il coach quindi non trasmette le proprie competenze sulla materia e non dà consigli pratici su come raggiungere gli obiettivi. Ma allora, perché il coaching è così importante?
Esistono diverse ragioni. La prima, quella che secondo me è la più importante, è che il coach piuttosto che “insegnare” aiuta il cliente a “imparare”. Questo processo avviene attraverso la creazione di un ambiente sicuro e confidenziale, dove il coachee può affrontare aspetti sensibili senza il timore di essere giudicato.
Inoltre il coach aiuta il cliente a riflettere ad affinare le proprie skill in maniera continuativa, attraverso l’utilizzo di tecniche specifiche come l’utilizzo di “domande potenti” (powerful questions).
E se da un lato le capacità, le competenze e la determinazione sono importanti per il raggiungimento di qualsiasi obiettivo, è anche vero che spesso le persone hanno bisogno di motivazione, feedback, e di qualcuno le aiuti a rimanere responsabili del proprio processo. E il coach è colui che può offrire questo tipo di supporto.
Gli strumenti che il coach utilizza sono svariati e non si limitano all’uso delle domande potenti. Per esempio alcuni utilizzano con successo tecniche di visualizzazione o di scrittura, ma esistono diversi framework e pratiche che possono essere utilizzare a seconda del tipo di cliente, con il fine di sbloccarne il potenziale.
Il coaching è quindi un’attività di trasformazione e di cambiamento.
Le caratteristiche di un buon coach
Un buon coach incontra il cliente esattamente dove si trova in quel momento nel suo percorso di crescita personale o professionale. Ascolta attentamente, senza dettare la propria agenda e senza influenzare il processo mentale del coachee.
Per utilizzare una metafora: se il coaching è una pista da ballo, il coach deve essere in grado di danzare con il cliente. Ed è il cliente che guida, non il coach.
Secondo l’International Coaching Federation, un coach deve possedere e dimostrare le seguenti caratteristiche:
- Osserva le linee guida etiche e gli standard professionali
- Stabilisce un accordo di coaching con il cliente
- Stabilisce fiducia e vicinanza con il cliente
- Rimane presente durante il processo di coaching
- Ascolta attivamente
- Utilizza domande potenti
- Comunica in maniera diretta
- Crea consapevolezza
- Progetta azioni per l’apprendimento del cliente
- Stabilisce e pianifica obiettivi per la relazione di coaching
- Gestisce i progressi e lascia al cliente la responsabilità di agire
Tutte queste competenze, che ICF definisce “competenze chiave” (Core Competencies), vengono continuamente riviste e aggiornate. Sono ugualmente importanti, e ogni coach deve essere in grado di dimostrarle nella pratica.
Coaching, mentoring o terapia?
Detto ciò, qual è la differenza tra coaching e mentoring? E in che modo si differenzia da pratiche di counseling o terapia?
Il coaching è un processo creativo attraverso il quale il coach aiuta il cliente a identificare e raggiungere obiettivi futuri. Il coach non fornisce risposte o soluzioni pronte all’uso, ma aiuta il coachee a trovare le proprie risposte, creando consapevolezza, motivazione, e responsabilità. Se la tua carriera è a un bivio o in stallo, se non sai che cosa scegliere come prossima sfida, o semplicemente se ti manca la motivazione, un coach potrebbe fare al caso tuo.
Il mentor, o meglio mentore per usare il termine in italiano, è invece una persona che mette a disposizione le sue competenze ed esperienza con il fine di aiutare qualcun altro (il mentee, o allievo) a imparare nuove skill. Nonostante il mentoring sia un metodo meno strutturato del coaching è estremamente utile in ambito di crescita personale e professionale, per esempio quando si devono affrontare nuove sfide e si devono acquisire determinate competenze.
La terapia è tutta un’altra cosa: serve a diagnosticare e affrontare problemi di salute mentale e richiede competenze specifiche, lontane ed estranee all’ambito del coaching. In più, al contrario del coaching che guarda verso il futuro, la terapia si rivolge al passato di una persona, con lo scopo di gestire e risolvere stati patologici.
Attento ai coach fai-da-te!
Ma come si fa a riconoscere un coach serio da uno fai da te?
Come detto in precedenza, il coaching è una partnership tra coach e coachee. Di conseguenza è fondamentale che ci sia la giusta alchimia tra le due parti, il che è un fattore soggettivo.
Ma ci sono anche fattori oggettivi da tenere in considerazione, tra cui:
- Studi o certificazioni: assicurati che il tuo coach abbia le giuste qualifiche. Il fatto che sia in possesso di credenziali ICF, o che sia in procinto di ottenerle, è già di per sé una buona indicazione sulla serietà della persona. Ma anche una garanzia di standard etici elevati.
- Esperienza: verifica attentamente che il coach abbia esperienze professionali di rilievo, ancora meglio se maturate nell’ambito o contesto in cui intendi migliorare.
- Referenze: se possibile raccogli almeno un paio di referenze di clienti precedenti o di persone che hanno lavorato a stretto contatto con il tuo coach.
Un buon coach offre sempre una prima sessione conoscitiva gratuita, in cui vengono raccolti dettagli per decidere come procedere con la collaborazione. Questa sessione è indubbiamente un ottimo modo per verificare se esiste la giusta alchimia, ma anche per verificare le credenziali del tuo coach.